Traduzione di Julia Prestia
"Per poter fare una lettura decoloniale e intersezionale di Witchcraft and the gay counterculture dobbiamo, dapprima, strapparci gli occhi e il cervello, sbrogliare il labirinto di intestini esistente nelle nostre viscere, sottrarci i genitali, estirparci lo sguardo, il pensiero, le idee, le credenze, le certezze che indossiamo e, con somma attenzione e affetto, introdurli in un sacco della spazzatura e buttarli nel primo bidone disponibile.
Tornare a casa, respirare profondamente, fregarcene di tutto e di tutt* per tutto il tempo necessario. Fregarcene della spoliazione del corpo e dei godimenti, fregarcene del genere e delle sue regole, fregarcene della monogamia e delle sue meschinità, fregarcene delle gerarchie, dell’accademia, dello stato, della nazione, delle bandiere, fregarcene del mercato e delle leggi, fregarcene degli obblighi mercanteggiati, del sesso strumentalizzato, fregarcene del lavoro stipendiato.
Fregarcene degli eroi salvatori che ci hanno propinato, con le loro stronzate visionarie, fino al giorno d’oggi.
E, fatto questo, aprire il libro e de-leggere. [...]"
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"Witchcraft and the gay counterculture", di A. Evans in PDF:
https://indianaqps.noblogs.org/files/2013/10/Witchcraft-and-the-Gay-Counterculture.pdf
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